Come affrontare un contenzioso tributario con successo

Se ritieni illegittimo o infondato un avviso di accertamento, una cartella di pagamento o un altro atto emesso nei tuoi confronti, puoi rivolgerti alla Corte di Giustizia di primo grado della tua provincia per domandare l’annullamento totale o parziale del provvedimento. Quella del contenzioso tributario è dunque un’ulteriore possibilità in capo al contribuente che vuole far valere i propri diritti ma, come ogni attività che può essere posta per difendere i propri interessi, deve essere oggetto di un’attenta valutazione.

A titolo di esempio, ricordiamo che la proposizione di un ricorso comporta in buona parte dei casi dei costi aggiuntivi che sono rappresentati sia dall’obbligo di farsi assistere da un professionista che dal rischio – in caso di sconfitta della causa – di essere condannati al pagamento delle spese.

Ma allora come si affronta con successo un contenzioso tributario?

Come affrontare un contenzioso tributario

Al netto di quanto appena espresso, risulta evidente che il contenzioso tributario debba essere affrontato con la giusta consapevolezza e competenza, valutando i risultati attesi in un’ottica più ampia e integrata, in compagnia del proprio consulente di fiducia.

Se a margine di tale consulenza dovesse emergere che la strada del contenzioso tributario è effettivamente quella più utile a difendere i propri interessi, si procede con l’avvio del processo tributario mediante la proposizione di un ricorso alla Corte di Giustizia di primo grado della Provincia competente, da notificarsi presso l’ufficio che ha emanato l’atto, ora impugnato, entro 60 giorni dalla data in cui il contribuente ha ricevuto lo stesso. I termini sono sospesi nel mese di agosto, in qualità di periodo feriale.

Non esistono moduli specifici con cui presentare il ricorso. È tuttavia importante che lo stesso contenga alcuni elementi come:

  • la Corte di Giustizia tributaria di primo grado a cui è indirizzato il ricorso
  • il ricorrente e il suo rappresentante legale
  • la residenza o la sede legale
  • il codice fiscale
  • l’indirizzo di posta elettronica certificata (PEC)
  • l’ufficio nei cui confronti è proposto il ricorso
  • l’atto impugnato
  • l’oggetto della domanda
  • i motivi

Nella predisposizione del ricorso è dunque fondamentale preoccuparsi che tutte queste indicazioni siano correttamente presenti, perché la loro assenza (eccezion fatta per quella del codice fiscale e della PEC) determinano l’inammissibilità dello stesso. Il ricorso è altresì inammissibile se manca la sottoscrizione.

Una volta predisposto e notificato all’ufficio che ha emesso l’atto contestato, entro 30 giorni dalla notifica il contribuente dovrà costituirsi in giudizio mediante deposito o trasmissione del ricorso alla segreteria della stessa Corte di Giustizia tributaria adita.

Come evitare un contenzioso tributario

Il nostro ordinamento tributario include diversi strumenti per evitare il contenzioso tributario e trovare un accordo per risolvere la controversia senza dover ricorrere a giudizi lunghi, costosi e, spesso, dall’esito difficilmente stimabile.

È per questo motivo che crediamo che sia molto importante che tu conosca quali sono gli strumenti alternativi o, in termini tecnici, deflattivi del contenzioso capire come essi funzionano.

Si tratta, in particolare, di:

  • acquiescenza: è l’accettazione del provvedimento dell’Agenzia delle Puoi rinunciare a fare istanza di impugnazione sull’atto notificato, ottenendo in cambio una riduzione delle somme da versare;
  • accertamento con adesione: ti permette di definire con il Fisco le imposte dovute, evitando l’insorgere di liti È un accordo con l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate, da raggiungersi sia prima He dopo l’emissione di un avviso di accertamento.;
  • conciliazione giudiziale: altro strumento deflattivo del contenzioso tributario, si applica a tutte le controversie in primo o in secondo grado, anche in caso di mancata conclusione di un accordo di mediazione. Il tentativo di conciliazione non è vincolante, considerato He se il contribuente non lo raggiunge, può sempre proseguire con il contenzioso;
  • autotutela: è il potere riconosciuto all’amministrazione finanziaria di riesaminare e, in caso, revocare o annullare, i propri atti ritenuti illegittimi e/o

Quali sono le conseguenze di un contenzioso tributario

Le controversie del contenzioso tributarie sono di norma trattate in camera di consiglio senza la presenza delle parti. Nel caso in cui una delle due parti desideri che il ricorso sia discusso in pubblica udienza, dovrà richiederlo alla Corte di Giustizia entro 10 giorni prima della data di trattazione.

Una volta esaurita la camera di consiglio, la sentenza sarà resa pubblica con deposito nella segreteria della Corte di Giustizia tributaria entro 30 giorni dalla deliberazione. Il dispositivo sarà comunicato alle parti entro 10 giorni dal deposito.

Al contribuente sconfitto in Corte di Giustizia tributaria di primo grado rimane però ancora la possibilità di ricorrere in appello presso la Corte di giustizia regionale competente.

Nel caso in cui nemmeno l’appello possa garantire l’adeguata soddisfazione del contribuente, si può procedere con il ricorso in Cassazione, ma solamente per motivi di legittimità, ovvero concernenti:

  • giurisdizione
  • violazione delle norme sulla competenza
  • falsa applicazione delle norme di diritto
  • nullità della sentenza o del procedimento
  • omessa, insufficiente o contraddittoria motivazione su un fatto decisivo per il

Ricordiamo infine che dal 1 gennaio 2016 può essere impugnata con ricorso per Cassazione anche una sentenza emessa dalla Commissione tributaria provinciale, saltando così il giudizio in appello (cd. Ricorso per saltum), a patto che vi sia un accordo delle parti in giudizio e che il ricorso riguardi una questione di diritto.

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